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Immagine del redattoreBarbara Stavěl

IL GATTO PROVA O NON PROVA IL SENSO DI SOLITUDINE? – parte 1

Sì, ma in modo diverso da quanto crediamo. Per capire cosa cambia fra noi e il gatto, andrò a confrontare il gatto e il cane, essendo quest'ultima una specie più simile all'uomo da questo punto di vista.

CANI VS GATTI

Un fatto assodato è che la percezione di solitudine del gatto non è paragonabile a quella del cane. PERTANTO, NON È MAI RACCOMANDABILE PRENDERE UN SECONDO GATTO SE NOI UMANI STIAM A LUNGO FUORI CASA (con l’eccezione di adottare insieme due cuccioli, anche di mamma diversa).

Il cane vive unicamente per formare gruppo sociale con la sua famiglia umana, difendendo ogni luogo essa occupi per un lasso di tempo tale da considerarlo esclusivo. Il cane segue il suo gruppo sociale e si sente “a casa” ovunque il gruppo si sposti. Il cane si lega agli amici della famiglia, perché diventano parte integrante del branco. Ciò accade persino se gli amici compaiono sporadicamente; l’importante, per il cane, è realizzare che fra il proprietario e i suoi amici corra buon sangue e che le visite si svolgano in clima sereno e/o giocoso, e che gli amici interagiscano in modo gradevole con il cane.

Il cane soffre moltissimo quando non può stare insieme alla sua famiglia umana, perché è geneticamente portato a trovare equilibrio psico-fisico all’interno del suo gruppo sociale, detto branco.

IL GATTO NON È UN ANIMALE DA BRANCO.

LA NATURA DI SPECIE SPINGE IL GATTO A ORGANIZZARE IL TERRITORIO COME SUO PRINCIPALE RIFERIMENTO DI EQUILIBRIO PSICO-FISICO. Questo accade perché il gatto (in natura) deve provvedere da sé alle proprie necessità, cioè non ha bisogno del branco per sopravvivere. Infatti, dopo il distacco dalla madre, il gatto procede con il creare le sue routine quotidiane, che non prevedono la presenza di conspecifici. Se vivono con gli umani, seguono uno schema analogo, creando routine quotidiane che non contemplano la presenza costante delle persone di riferimento!


Mimmo è un domestico ferale che ha molta paura di essere toccato e fissato. Di sicuro l’unica assenza che patisce è quella della ciotola di cibo, mentre può vivere tranquillo, anzi più serenamente, senza incontrarci mai. Per lui siamo minacciose presenze pur se gli offriamo la pappa.

CONCLUSIONE

Mentre il cane trova il suo equilibrio fisico ed emotivo all’interno del branco, tanto da provare ansia da separazione anche se dal branco manca uno solo degli individui costituenti, IL GATTO TROVA IL SUO EQUILIBRIO FISICO ED EMOTIVO ALL’INTERNO DEL SUO TERRITORIO, tanto che l’assenza degli umani di riferimento non provoca ansia da separazione paragonabile in intensità e continuità a quella del cane, A MENO CHE LA RISORSA UMANA, CHE FA PARTE INTEGRANTE DEL TERRITORIO, SIA ASSENTE PER TROPPE ORE AL DÌ.

DOPO 6-8 ORE DI ASSENZA DELL’UMANO DAL TERRITORIO, IL GATTO INIZIA A PERCEPIRE ANSIA DA SEPARAZIONE, motivo per cui al nostro rientro a casa, il gatto è assetato della nostra presenza.


COME SI RELAZIONA IL GATTO QUANDO L’UMANO È SEMPRE PRESENTE IN CASA, OVVERO NEL TERRITORIO?

Penso che la mia esperienza sia molto chiarificatoria.

Da sempre lavoro in smart working, ovvero da casa. La mia presenza è costante e molte ore al giorno i miei gatti svolgono diverse azioni per i fatti loro. Sapendo di trovarmi sempre in giro nel loro territorio, ricorrono alla mia presenza sporadicamente. Però, quando fuori piove, non possono svolgere le routine quotidiane di controllo, caccia, gioco, grooming, ecc. perciò, dedicano molto tempo a dormire.

Alcuni miei gatti gradiscono dormire sulla mia scrivania, che ho dovuto rendere molto ampia per poter sistemare 3 cuccette. In questo modo appagano il desiderio della mia presenza e non litigano per il posto a dormire. Ciò non toglie che, quando debba uscire, li ritrovi dove li lascio, la qual cosa significa che non hanno patito la mia assenza.

Non tutti i miei gatti mi dormono accanto. Molti occupano diversi posti di riposo collocati in altre stanze. Per loro l’importanza della mia presenza si concentra alla sera, quando termino la giornata sul divano. Per quelli che seguono questa abitudine, la mia presenza sul divano in quella fascia oraria è indispensabile, tanto che quando vado in vacanza, ne avvertono la mancanza.


Minù è talmente assetata di presenza umana che appena mi siedo su una sedia o sul divano, non si dà pace finché non mi ha raggiunto in grembo. Tuttavia, durante le molte ore che passo nello studio, al piano superiore, preferisce fare a meno di me e restare al piano di sotto, che reputa il posto più sicuro dagli altri gatti.

UN GATTO PATISCE L’ASSENZA DELL’UMANO QUANDO NON PUÒ RELAZIONARE CON LUI


NEL MOMENTO IN CUI LO DESIDERA. IL SUO DESIDERIO DI RELAZIONARSI CON GLI UMANI NON È CONTINUATIVO E PRESSANTE COME QUELLO DEL CANE.


TUTTAVIA, NON DIMENTICHIAMO MAI E POI MAI CHE LA NOSTRA ASSENZA NON PUÒ ESSERE RESA MENO SENTITA PRENDENDO UN SECONDO GATTO. Anzi, quest’ultima decisione cambia quasi sempre in modo radicale la percezione di serenità che un gatto singolo prova nel suo spazio vitale. Le storie di gatti che non aderiscono a questo modello sono più uniche che rare.



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